Teatro

Siracusa, Festival del Teatro Greco 2018: «la scena del potere»

Siracusa, Festival del Teatro Greco 2018: «la scena del potere»

Forte dell’ultimo primato di pubblico (oltre 140.000 spettatori nel 2017), la 54° rassegna dell’Istituto Nazionale per il Dramma Antico di Siracusa si riconferma per carica innovativa e vocazione internazionale, con un parterre organizzativo, attoriale e registico d’eccellenza.

In ideale linea di continuità con il tema della guerra fratricida ad oltranza dell’edizione precedente, la prossima stagione del Teatro Greco di Siracusa (10 maggio- 8 luglio 2018) svilupperà il concept «Tiranno, eroe governo: ascesa e declino», sintesi emblematica delle cause prime di ogni contesa e dello stesso umano agire: l’ambizione del potere e l’inevitabile degenerazione connessa al suo esercizio, se affidato all’arbitrio assoluto del singolo. Un nucleo problematico di stretta attualità, oltre che metafora esistenziale, declinato secondo il senso del tragico nell’Edipo a Colono (opera postuma di Sofocle) e nell’Eracle di Euripide; e quindi svolto nei modi della canzonatura grottesca e pungente nella commedia aristofanea I cavalieri.

L’allestimento, supportato dalla consulenza storico- filologica del prof. Luciano Canfora, si avvarrà anche quest’anno di importanti contributi di regia (nell’ordine, Yannis Kokkos, Emma Dante, Giampiero Solari), puntando a rilanciare i lusinghieri risultati delle ultime due stagioni (un incremento di pubblico del 23%, debito nullo e un 45% in più di margine operativo della fondazione INDA) che confermano i propositi del commissario straordinario Pier Francesco Pinelli: «Pensare in grande, liberi da condizionamenti, puntando a divenire un’eccellenza riconosciuta a livello italiano ed europeo».

Il dramma del potere e il destino dell’uomo

In modo ancor più incisivo che in passato, le recenti edizioni degli spettacoli classici di Siracusa sono riuscite nel difficile intento di rinnovare in profondità il linguaggio della tradizione, rielaborando i contenuti originari del dramma antico in modo vivo ed attuale, vicino al sentire contemporaneo. Le due tragedie del cartellone 2018 indagano la costante compresenza nell’animo umano di opposte inclinazioni, dunque la possibilità che anche l’uomo integerrimo, accostatosi al potere, lo utilizzi in modo improprio, trasformandosi da “buon governante” in “becero tiranno”: è l’argomento dell’Edipo a Colono, dove allo storico sovrano, reo di crimini innominabili - e pur incolpevole - si apre un’ultima possibilità di riscatto, nell’accogliente contesto ateniese.

Al contrario, il crollo dalla somma gloria e potenza alla cieca disperazione sembra essere il destino dell’eroe Eracle: nella capacità di sopportare con coraggio i colpi del destino- il tratto comune a questi sfortunati personaggi e il segno di un’epoca, laddove, per la prima volta, la dimensione quotidiana e le sofferenze sperimentate da ciascun uomo vengono ritratte secondo i canoni dell’eroismo.

Prospettive inedite per un “rimodellamento” dei classici

A I cavalieri di Aristofane, - ultimo dramma della trilogia, mai rappresentato in precedenza al Teatro Greco di Siracusa - il commissario Pinelli affida invece l’arduo compito di tentare «di ridefinire i paradigmi della rappresentazione contemporanea della commedia greca avviato con le Rane del 2017». Il tema dell’abbrutimento della vita pubblica, quando la dialettica politica viene travolta dalla demagogia e la corruzione dilaga, sembra attraversare immutato il corso dei secoli, dall’Atene di Aristofane alla società attuale: prestandosi così, grazie alla particolare plasticità insita in questo genere drammatico, ad una rivisitazione tale da «rinnovare il codice della commedia, rinsaldandone il difficile patto con il pubblico di oggi» - sottolinea il direttore artistico Roberto Andò. Che prospetta, per il Teatro Greco di Siracusa, «il ruolo nevralgico di laboratorio da cui rimodellare il linguaggio dei classici», anche in virtù di scelte di regia sapienti, che sappiano chiedere «al teatro e all’interpretazione dei testi antichi l’audacia di inoltrarsi oltre la regola e l’ovvio, oltre il già saputo, lì dove comincia la sorpresa e l’ignoto».